Non mi alzo senza caffè! Datemi un cappuccino.. Mi sveglio solo con il tè.
Dobbiamo essere onesti: chi di noi non ha mai pronunciato una frase simile?
Il caffè così inteso, espresso, non zuccherato (condizione fondamentale per comprendere bene questo articolo e imprescindibile per gustarsi un buon caffè distinguendolo da una bevanda definita comunemente “ciofeca”) ha tante buone caratteristiche: ottimo tonico, vasodilatatore nonchè stimola la secrezione gastrica e biliare. Il caffè, inoltre, diminuisce l’appetito e riduce la sensazione di fame (non che la fame sparisca completamente, però decisamente la tiene a bada). Ha importanti inoltre delle proprietà antiossidanti e, secondo diversi studi, notevoli proprietà antinfiammatorie. Diversi studi dimostrano persino che chi consuma abitualmente questa bevanda (2-3 caffè al giorno per fare una media equilibrata) ha un rischio più basso di contrarre il diabete di tipo 2, il morbo di Alzheimer, la cirrosi epatica e pare che abbatta in modo importante anche il rischio di depressione. Tuttavia esso può causare anche il peggioramento dello stato di salute di alcuni soggetti; il caffè infatti in dosi elevate ed in caso di ipertensione tende ad aumentare ancor di più la pressione sanguigna, che di solito diminuisce nel tempo abbandonando o riducendo drasticamente l’uso di caffeina.
C’è però un’altra questione spinosa, che non piacerà a tutti; il caffè a digiuno – a stomaco vuoto – non è affatto salutare, anzi:
- Fa alzare velocemente ed in modo considerevole il glucosio nel sangue, perciò se si soffre di diabete o si è fortemente a rischio se ne sconsiglia l’assunzione in questa modalità
- Scatena rapidamente un aumento di cortisolo e di catecolamine, che vanno bene con il loro picco solo in determinati momenti della giornata, altrimenti si rischia di stare continuamente in uno stato di eccitazione continuo
- Se si è già stressati è bene evitare il caffè o bevande a base di caffeina; questo perchè contribuirà ad aumentare notevolmente il livello di cortisolo nel sangue favorendo ancor di più questo circolo vizioso dello stress
Esagerare con il caffè in generale non è mai consigliato. Inoltre studi recentissimi dimostrano addirittura che appena svegli si rischia di peggiorare ancor di più una risposta post-glicemica correlata alla bevanda “dolce” che viene assunta subito dopo, perciò iniziare la giornata con un caffè senza aver bevuto, ad esempio, neppure un bicchiere d’acqua, altera la risposta della glicemia che si fa davvero importante. Uno studio condotto dal Center for Nutrition ha evidenziato che chi beve caffè prima di colazione avrà una risposta glicemica in aumento del 50%, rispetto ad un soggetto che invece è solito mangiare prima di consumare la bevanda. In linea generale, il caffè amaro, assunto dopo un pasto completo (carboidrati, grassi, proteine e fibre) ha un impatto minore sulla glicemia. In aggiunta dunque si sconsiglia di dolficare il caffè con zucchero o simili, anche dolcificanti a base vegetale relativamente naturali, poichè questo sovraccarica ancora di più l’organismo.
Il mio consiglio? Bere caffè amaro dopo i pasti perchè facilita i processi digestivi, aumentando la secrezione acida gastrica. Inoltre, se lo assumiamo senza zucchero aiuta persino a combattere l’emicrania: questo avviene grazie alla sua proprietà di vasocostrittore in termini cerebrali.
Molto simile per certi versi è il signor tè, infatti esso contiene teina. La teina è una molecola presente nelle foglie di tè, acidificante per i tessuti del corpo, stimolante ed eccitante; si tratta della stessa molecola della caffeina. La caffeina e la teina, dal punto di vista chimico infatti, sono la stessa sostanza, ma essendo state scoperte in epoche differenti – la prima nell’ottocento a partire dai chicchi di caffè, la seconda alcuni anni dopo nelle foglie di tè, hanno preso nomi diversi. Basti pensare che in una tazza di tè ci sono 15-70 mg di caffeina e al primo posto nella classifica dei tè con più teina, per restare più attinenti, ci sono sicuramente il tè nero e il te Pu’erh. Invece, molto più bassa, è la quantità di teina nel tè verde e nel tè bianco (già così possiamo scegliere e valutare quale tè è più calzante per noi e la nostra situazione e quale eventualmente gustare in base al momento della giornata: al mattino ad esempio un tè nero può andare benissimo, alla sera invece è più indicato un tè bianco.)
Il livello di teina dipende da svariati fattori; uno molto interessante e spesso sottovalutato è la tipologia di foglie da cui si ricava il tè ed il successivo per importanza è come queste vengono lavorate. Paradossalmente il tè contiene più caffeina di un caffè, ma poi il primo tende a perdere caffeina o meglio il suo potere energizzante a causa dei processi appunto di lavorazione. Una foglia di tè, prima che venga lavorata, contiene circa il 3,5% di caffeina, mentre un chicco di caffè ne contiene circa l’1-2%. Inaspettatamente anche la forma delle foglie di tè influisce sulla quantità di caffeina. Se infatti andiamo ad infondere un tè frammentato, (un classico se utilizziamo il tè in bustina), durante l’infusione avviene un’estrazione molto rapida della caffeina (fattore decisamente negativo se siamo soprattutto soggetti con rischi di salute elencati sopra). Cosa che non accade se il tè ha foglie grandi, voluminose. Inoltre più aumentiamo i tempi e le temperature di infusione, insieme alla quantità di foglie, più aumenta la probabilità di un livello di caffeina più elevato.
E tu? Sei più da caffè o da tè?